Noi, come un iceberg

Era il 2008 quando sull’onda di un Movimento nato per indignazione e per orgoglio i 100autori si sono uniti in Associazione. Il cinema italiano e i suoi autori erano sotto attacco – mediatico e legislativo – e come categoria sentimmo forte l’esigenza di unirci, di organizzarci. E di parlare con i nostri interlocutori più importanti: gli spettatori.

Quella Lettera agli Spettatori è ancora attualissima, anche se molte cose sono cambiate grazie al lavoro delle associazioni come la nostra. Eppure altre sono rimaste com’erano, addirittura alcune sono cambiate in peggio, e capita ancora di essere sotto attacco, come categoria e come settore.

Dobbiamo restare uniti, andare avanti con le nostre battaglie culturali ed economiche, proteggere il nostro lavoro e parlare ancora: di noi e tra di noi.

Siamo una categoria poco conosciuta – registe e registi, sceneggiatrici e sceneggiatori – che passa il tempo a raccontare, ma che raramente si racconta. Siamo privilegiati, si, perché facciamo un lavoro che ci piace, che ci siamo scelti, anche a costo di grandi sacrifici, di lunghe gavette, di futuro incerto. Nessuno ce lo ha regalato, e questo ce lo fa amare ancora di più.
Ma la maggior parte delle persone che non conosce i funzionamenti del nostro settore non ha idea di cosa facciamo, esattamente.

Gli attori si vedono. Gli autori no.

Tranne alcuni, pochissimi: gli autori riconosciuti a livello internazionale, i capofila della nostra categoria. La punta dell’iceberg.
Ma il 90% di un iceberg, come è noto, si trova sotto la superficie dell’acqua. Il 90% degli autori compone il gigantesco e invisibile corpo che consente a quella punta di stare a galla, che costruisce, nutre, arricchisce e diversifica l’offerta di cinema e audiovisivo, contribuendo con altri comparti a definire un’identità culturale del Paese realistica perché sfaccettata, e non da ultimo dando vita a un settore industriale nel quale sono impiegati migliaia di lavoratori e maestranze.
È un corpo composto da lavoratori autonomi che fanno lavori discontinui e incassano a singhiozzo, che non hanno un contratto nazionale e nemmeno un accordo di categoria; che da anni combattono per vedersi riconosciuti dei diritti che dovrebbero essere di tutti: pensione, congedo parentale, malattia; che per anni, quando entrano nel mondo del lavoro, vengono sfruttati e sottopagati perché non esistono dei minimi salariali di riferimento, non esistono regole.

A questo 90% bisogna pensare quando si parla di autori, e quando si progettano riforme di settore, perché la punta dell’iceberg non subirà scossoni, almeno fino a quando non si sarà sciolto tutto il ghiaccio.

Ma ben vengano riforme e correttivi di un sistema che può essere ottimizzato in maniera virtuosa, che ha presentato storture e nel quale si possono ottenere risparmi per poter meglio indirizzare e valorizzare gli investimenti. Noi come associazione di categoria da molti anni avanziamo proposte in merito, e continueremo a farlo. E vogliamo ricominciare a parlarne di più anche tra di noi, e a parlare di noi.

E’ importante per questo incontrarsi, parlare, raccontarci, ascoltarci. Per rompere la solitudine in cui a volte questo lavoro, soprattutto nei tempi a volte lunghissimi di “incubazione” di un progetto, ci costringe. Il nostro è un lavoro che si fa in forza con gli altri, sempre, anche nei tempi di attesa in cui inseguiamo le possibilità.
Per questo vi chiediamo di partecipare, di inviarci le vostre proposte, segnalarci i problemi.

Stiamo organizzando due occasioni di incontro tra tutt* noi entro metà dicembre, tra cui una festa.

Presto vi comunicheremo le date e i luoghi.
La solitudine è l’arma politica più potente del nostro tempo per chi vuole dividere.
Rompiamo la solitudine!

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